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Orientamento in Sicilia. Diario di un nuovo ritorno.

Tornare alle origini vuol dire anche tornare nel luogo dove si è nati e cresciuti. La terra di Federica è la Sicilia, terra dalla quale le persone partono. Non c’è bisogno di stare in Africa per conoscere cosa vuol dire necessità di partire, di pensare un futuro lontano da dove si è. Lei è partita. Cosa è tornata a fare? Cosa ha da dire di nuovo? C’è qualcosa di nuovo che si può dire nella terra dove “tutto cambia perché nulla cambi?

Federica, tutor di un progetto di accompagnamento al mondo del lavoro per giovani NEET, ELET e in difficoltà con il lavoro torna nella sua Sicilia da cui è partita tanti anni prima per fare orientamento e placement ad un gruppo di giovani nati e cresciuti nella sua stessa cittadina. 

Federica racconta:

Mi ha chiamata un’educatrice che conosceva il mio lavoro. I ragazzi le avevano espresso il desiderio di parlare con qualcuno che potesse aiutarli a trovare la loro strada. Quando me lo ha chiesto sono rimasta contenta perché nella mia esperienza ho incontrato tanti ragazzi di Roma e tutta Italia, oltre agli studenti del circo, ma non ho mai incontrato quelli della mia zona: loro erano proprio del mio territorio.” 

I ragazzi si stavano preparando per fare nel finesettimana l’esperienza di andare da soli nel bosco, erano di un gruppo scout.

Quando ero al liceo il punto era trovare un lavoro molto remunerativo. Non pensavo che il lavoro potesse essere molto di più. Oggi, grazie ai miei compagni di viaggio posso dirgli: non accontentatevi di studiare solo per un lavoro sicuro. Bisogna incuriosirsi, fare esperienze, cercare il meglio per noi stessi. Io non avrei mai pensato a diciotto anni di trovarmi dove sono adesso. La vita mi ha dimostrato che ciò che sentivo dentro di me, esisteva. Se fossi rimasta nelle sicurezze mi sarei persa l’occasione di essere chi sono.”

Durante l’incontro Federica ha invitato i giovani a “mollare gli ormeggi”, a predisporsi a scoprire qualcosa in più di sé, senza giudizi. Poi è cominciata la parte interessante, quella in cui ci si chiede che talenti ci si riconosce, quali pensieri e sentimenti scaturiscono nell’immaginare il futuro lavoro. Per lasciare un po’ di spazio al silenzio e alla riflessione, Federica consegna una scheda con delle domande e poi si discutono insieme le risposte. “Uno dei ragazzi non aveva scritto niente sotto talenti perché le qualità che si riconosce non le sente uniche. Allora ho chiesto agli altri cosa ne pensavano loro, in cosa era unico il loro compagno: ognuno di loro ha espresso una o più qualità non scontate e preziose.” Durante questi incontri gli studenti hanno la possibilità di ricevere una parola nuova: “Se un ragazzo che guarda le materie che deve studiare per ingegneria e la prima reazione è: come posso fare? Rischia di confondere la paura con il limite.”  

Federica ha incontrato 200 NEET di età compresa fra i 19 e i 30 anni, 750 studenti di età compresa tra i 16 e i 18 anni dal 2021 e continua a sfruttare ogni occasione per ridare speranza a chi non vede come può splendere.