Il mondo cattolico in risposta alla disoccupazione. Il progetto Elpis in trasferta con “Insieme per il lavoro” a Bologna.
Federica, una dei responsabili del progetto Elpis nel corso del mese di Aprile 2022 è stata a Bologna da parte dell’ufficio della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Roma per conoscere il progetto “Insieme per il lavoro”.
L’idea di un avvicinamento è nata dall’incontro delle due realtà alla 49° settimana sociale a Taranto, ed è maturata per dare concretezza alle parole Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e organizzatore delle Settimane Sociali che invitava a “Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi. Per ridurre ulteriormente la disoccupazione giovanile occorre intervenire in modo strutturale rafforzando la filiera formativa professionalizzante nel sistema educativo italiano.”
Entrambi i progetti, “Elpis – conoscersi, decidersi, giocarsi” e “Insieme per il lavoro” offrono accompagnamento finalizzato all’inserimento lavorativo per disoccupati o scarsamente occupati, differenziandosi per alcune peculiarità.
“Insieme per il lavoro” è un progetto pensato per gli inoccupati di ogni età, costruito in collaborazione tra Comune, Città metropolitana, Arcidiocesi di Bologna e dal 2021 anche con la Regione Emilia-Romagna. Uno dei punti di forza del progetto è il team di aziende e un team di persone che collaborano, costruendo un network con associazioni, sindacati e settore non profit che garantisce il dialogo tra domanda e offerta di lavoro a Bologna.
“Elpis – conoscersi, decidersi, giocarsi” è un percorso per giovani dai 18 ai 35 anni che, fin dal primo inserimento lavorativo (c.d. lavoro di sussistenza), mira al raggiungimento di una dimensione lavorativa nella quale il beneficiario si riconosce pienamente e dove possa muoversi in autonomia.
L’invito che Federica rivolge ai ragazzi, alla luce dei cambiamenti avvenuti nel suo percorso lavorativo, oltre che della sua solida formazione, nella sua forma più essenziale è: “Pensa a una cosa che faresti anche senza essere pagato. E’ lì che devi andare a cercare il lavoro che fa per te”.
Ogni ragazzo segue un percorso personalizzato, costruito di colloquio in colloquio tra i mezzi e le competenze del tutor di riferimento e i desideri che il beneficiario matura attraverso le esperienze lavorative e formative proposte. Da quest’anno, Elpis è anche nelle scuole superiori, affinché gli studenti comincino a maturare le proprie abilità lavorative da subito. Infine, i giovani hanno la possibilità di essere sostenuti da una onlus che in caso di necessità eroga prestiti d’onore per la formazione.
Sempre Federica ha specificato che “Di tutto quello che noi offriamo la cosa più importante è l’ascolto. Spesso i ragazzi si ritrovano in una impasse fatta di aspettative e insicurezze dalla quale non sanno come uscire, il fatto che ci sia qualcuno con cui confrontarsi gli permette di vedere potenzialità e prospettive nuove rispetto a quelle che hanno sempre visto.” Il fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, cogliendo questa potenzialità del progetto, sostiene Elpis dal 2019 come risposta alla problematica dei giovani NEET.
Federica ha raccontato dell’incontro a Bologna con “Insieme per il lavoro”: “Mi aveva colpito la realtà strutturata con alle spalle una rete forte di soggetti. Il tempo passato insieme è stato prezioso: sento di aver trovato delle persone con cui potrò sempre confrontarmi, perché so che tutti remiamo con la stessa passione verso lo stesso obiettivo: il lavoro”.
Federica si è confrontata anche con il cardinal Zuppi, Arcivescovo della metropoli di Bologna, parlando con lui dell’accompagnamento dei giovani verso il mondo del lavoro, delle difficoltà che richiede ma anche di come sia l’unico modo per dare dignità alla persona e l’unica risposta vera alla povertà e al degrado. Il presule ha sottolineato che nell’enciclica Fratelli Tutti è presente un passaggio in proposito (nota).
«Non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro».[137] In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo. (Ft, 162)