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Giovani, Covid e Lavoro: Stare nella pandemia per crescere.

In poco più di un anno di pandemia, Sophia Società Cooperativa – Impresa Sociale ha più che raddoppiato il suo organico (da 5 a 12 soci) e il suo fatturato (+100%), ha ristrutturato le sue aree di lavoro e ne ha create di nuove, trovando nuovi modi digitali ma umani per raggiungere e sostenere i ragazzi: questa la risposta di Sophia alle nuove sfide poste dall’emergenza del Covid-19 

La Cooperativa Sophia è nata a Roma nell’aprile del 2013 dalla complicità di quattro giovani che avevano il desiderio di creare un luogo di lavoro innovativo per permettere a sempre più giovani di valorizzare la propria unicità nel loro percorso professionale.

Meno di dieci anni dopo, la Cooperativa ha realizzato progetti sociali di educazione sul tema dell’immigrazione a favore di più di 10.000 studenti in Italia, in Senegal e in Guinea; ha formato ai mestieri artigianali più di 120 giovani italiani e migranti in difficoltà, permettendo loro di entrare nel mondo del lavoro; e, infine, ha offerto un supporto concreto a più di 100 giovani inattivi per focalizzare e sperimentarsi l’ambito professionale che meglio rispecchiasse i desideri di ognuno. 

Su questa realtà, la pandemia ha avuto l’effetto di un acceleratore:Abbiamo colto lo stop come un’opportunità. Avevamo molto tempo e lo abbiamo usato per fare delle liste – letteralmente – ciò che andava bene contro ciò che andava male.” racconta Marco Ruopoli, presidente di Sophia. “Contemporaneamente, il mio telefono cominciava a squillare sempre più spesso: erano giovani che mi dicevano che avevano perso il lavoro e non sapevano cosa fare per pagarsi la casa, la spesa e l’universtà.”

La pandemia ha infatti colpito nel profondo i giovani e giovanissimi sia a livello materiale, rendendo più difficile la formazione e l’accesso al mercato del lavoro, sia a livello psicologico, facendo crescere sensazioni di solitudine e abbandono. I dati presentati dalla Fondazione Leone Moressa e dall’Istat indicano esplicitamente questo trend: dei circa 8,9 milioni di ragazzi tra i 15 e i 29 anni in Italia, 2 milioni rientrano nella categoria di neet (Not in Education, Employment, or Training), cresciuti di quasi il 5% rispetto all’anno precedente.

 “I difficili sì che abbiamo detto, sono stati l’inizio di una forte crescita.” continua Marco, spiegando quanto sia stato fondamentale rimanere fedele alla sua missione: “Abbiamo deciso di investire nonostante la forte incertezza nella quale eravamo.” L’investimento iniziale in nuove risorse umane ha permesso a Sophia di aprire delle nuove aree di lavoro che incontrassero proprio i bisogni che il mercato del lavoro non era in grado di sopperire in quel momento. 

Tra queste vi è Scuola Cantiere Sophia, il progetto di formazione e lavoro nato da due persone che si sono unite al team di Sophia proprio nell’arco della pandemia: Giuseppe Alfonsi, elettricista professionista e Luigi Pallante, ingegnere civile. Approdati in Sophia con il desiderio di mettere le proprie capacità a servizio dei più deboli della comunità, Giuseppe e Luigi hanno costituito da zero una squadra di giovani senza lavoro, ai quali hanno insegnato i mestieri di muratore, elettricista e idraulico e che oggi svolge commesse di manutenzione in tre edifici religiosi di Roma e della Toscana. A breve partirà la seconda edizione di Scuola Cantiere, per formare nuovi ragazzi ed avere una squadra che possa manutenere più parrocchie racconta Giuseppe.

La Scuola Cantiere è il progetto che meglio rappresenta lo spirito che abbiamo sviluppato anche grazie alla pandemia”. Conclude Marco riferendosi alla solidità che questo progetto, nato a causa della crisi, sta già acquisendo dopo meno di un anno di attività, conservando tutti i suoi aspetti più positivi: la rifocalizzazione su ciò che conta, l’aiuto reciproco e una grande fiducia.

Perché come ha detto papa Francesco più volte, “peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla”.