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Tommaso, ora studia per il welfare aziendale

All’inizio vedevo il lavoro come qualcosa in cui io non ci sono. Nel momento in cui lavoravo non c’era più Tommaso ma uno che eseguiva dei compiti. Questo bastava ai miei capi e a me. Ma Tommaso dov’era? Io la vivevo così. 

Non sapevo cosa volevo, non sentivo di avere nessun particolare talento, nessuna propensione allo studio, quindi non mi riconoscevo il diritto di volere qualcosa.

Mio padre mi diceva che il lavoro avrebbe preso il mio tempo, il dono più grande che avevo, quindi dovevo scegliere bene, avere un piano.

Per scegliere la facoltà ho cercato i lavori più pagati al mondo, con il piano di sacrificare diversi anni della mia vita, fino a non avere più bisogno di lavorare, sperando di arrivare ai 50 anni e godermi il resto del tempo.

Ma non riuscivo a dare esami, il mio piano stava fallendo. Ero solo, non riuscivo a chiedere aiuto. Quello è stato anche il momento del lockdown. Vedevo tutti passarmi avanti e io rimanevo indietro, fermo immobile.

Grazie al percorso fatto con il tutor di Sophia sono riuscito a trovare un lavoro per sostenermi durante gli studi e andare a vivere da solo. Fare questo percorso di emancipazione mi ha insegnato a dare un peso minore al mio ideale di lavoro e a liberarmi da molte aspettative che ho scoperto di avere su me stesso. Ho fatto molti tipi di lavori, anche umili. Forse proprio questi mi hanno liberato di più.

Ho scoperto che la cosa più importante a lavoro è non sentirmi solo, come al liceo o all’università, ma insieme agli altri colleghi. 

Mentre lavoravo sono riuscito a dare tutti gli esami e ho deciso di fare la tesi sul welfare nel lavoro. Oggi non studio più per i soldi ma per creare un ambiente lavorativo come quello che ho scoperto grazie a Sophia.