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Con la pandemia più Neet: come il progetto Elpis sta arrivando al cuore del problema.

Un terzo dei giovani italiani, più di due milioni, sono Neet: non lavorano, non studiano e non seguono corsi professionali. Uno degli antidoti all’apatia lo sta offrendo il progetto sociale Elpis: “speranza” in greco, che Sophia Impresa Sociale sta realizzando grazie al sostegno del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo a favore dei giovani Neet. 

Gli ultimi aggiornamenti dell’Eurostat fanno preoccupare l’Italia: il numero di giovani inattivi nel nostro paese continua ad aumentare, dal 22,1% del 2019 al 23,3% nel 2020. Nell’Unione Europea l’Italia ha registrato il dato peggiore, ben 10 punti sotto rispetto la media degli altri paesi dell’unione.

Sono eterogenee le condizioni di chi è Neet (acronimo di  “Not in education, in employment or training”): si va dal neolaureato con alta motivazione e alte potenzialità che sta attivamente cercando un lavoro in linea con le proprie aspettative fino al giovane uscito precocemente dagli studi, da anni disoccupato e scivolato in una spirale di marginalità lavorativa e demotivazione.

In Italia, come riportato nel report del Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, prevale la quota di giovani disoccupati che non riescono a trovare lavoro e coloro che, non trovando lavoro, non lo cercano neanche più. Questi giovani vivono in una situazione “corrosiva”: l’inattività prolungata deteriora le competenze acquisite, lo scoraggiamento e la mancanza di riscontro nel mercato del lavoro demotivano la persona a voler assumere un ruolo nella società, e, la disaffezione fa perdere ai giovani anche la voglia di formarsi, non cogliendone i vantaggi dal punto di vista professionale.

Secondo l’esperienza raccontata da Federica Pennino, tutor del progetto Elpis dal 2017, ci sono giovani che “sembrano vivere in una bolla” cioè pur non lavorando e non studiando, anche quando formalmente iscritti ad un corso di studi, sentono un disagio generalizzato ma non riescono a mettere a fuoco il problema. Ancora, esiste un’altra categoria di giovani, non neet ma comunque bisognosi di ascolto e azione, che lavorano ma sono insoddisfatti: perché sono ad un punto avanzato della formazione, se non già laureati, ma non si riconoscono né nelle proprie scelte, né nella loro occupazione ma non sanno come ridare senso alla propria professione.

I dati mostrano che l’immobilità fisica e mentale che la pandemia ha comportato, ha acuito un problema già profondamente radicato in Italia: la quota di Neet denuncia la mancanza strutturale di un percorso definito per la transizione tra scuola e lavoro, oltre che della carenza di adeguati strumenti di incontro di domanda e offerta di lavoro. “Sembra quasi che i giovani vengano lasciati a sé stessi per le scelte di percorso, non trovano riscontro facile nel mondo del lavoro e si perdono.” Commenta Federica Pennino. Non sorprende leggere che quello che sembra mancare in questo momento agli italiani è soprattutto la capacità propulsiva alla base dell’impegno individuale e il sostegno motivazionale che proviene dall’avere degli obiettivi di vita da realizzare (“Capacità di Sopportazione e di Reazione in Tempi di Pandemia“, Museo del Risparmio).

Il progetto Elpis si propone di lavorare proprio sulla capacità dei giovani di guardare al futuro con fiducia. “Con ogni ragazzo e ragazza in modo diverso, noi lavoriamo per portare alla luce i desideri e le aspirazioni di ognuno e per indirizzarli in contesti lavorativi o formativi dove possono misurarsi con la realtà delle loro capacità.” continua Federica. Affinché ciò avvenga è necessario fare un percorso di dialogo e progressiva apertura: quando la persona ha difficoltà oggettive a trovare lavoro, c’è bisogno anche e soprattutto di un lavoro psicologico su alcuni nodi motivazionali, relazionali o di qualsiasi altro genere, che emergono passo passo. Anche per questo, il progetto è strutturato di modo tale che ogni tutor abbia affidate un numero definito di persone.

Elpis dunque lavora su più fronti: innanzitutto, i tre tutor del progetto hanno l’obiettivo di rappresentare per i giovani beneficiari sostegno e stabilità. E’ centrale quindi la costruzione di una vera e propria relazione di affidamento attraverso il dialogo. Poi, ai giovani vengono traferite delle competenze base di organizzazione e pianificazione attraverso strumenti come i calendari Google o il bilancio delle competenze o il piano finanziario. Infine, il progetto indirizza i giovani sulle offerte di lavoro che meglio corrispondono al loro profilo e percorso: l’esperta di placement supporta i giovani nella ricerca delle offerte e nel presentarsi nel modo migliore al potenziale datore di lavoro.

Ci siamo resi conto che a tanti giovani mancano proprio le capacità di autoascolto e responsabilità” racconta la tutor, per questo il progetto Elpis è in continua evoluzione: raggiungendo anche più beneficiari, si sta progettando di lavorare anche con gli studenti degli ultimi anni degli istituti di istruzione superiore. Infine, conclude: “Nelle scuole vogliamo portare l’esperienza dei giovani che sono usciti dalla situazione di neet, come monito e soprattutto incoraggiamento a prendere sul serio la scelta universitaria o di percorso. Ciò che ci sta veramente a cuore è cercare di far capire a più giovani possibile che non sono soli nel proprio percorso di crescita professionale, e che possono avere degli alleati che li aiutino a prendersi la responsabilità della loro unicità e metterla a frutto per le persone che le circondano. Noi siamo pronti ad accogliere tutti coloro che busseranno alla nostra porta!”.