Caro Diario, dimmi chi sono che io non lo so.
Caro diario
Mi è difficile scriverti oggi. Non pensare male, non sono triste o sconsolato. Ho solo la testa da un’altra parte. Sono qui di fronte a te, con la penna in mano, ma non faccio altro che rimuginare a come preparare al meglio la lezione di dopodomani.
Ops! Forse non lo sai… Una delle ultime novità è proprio questa: sto cominciando a fare qualche supplenza in un istituto comprensivo vicino casa. Insegno ai bambini delle elementari e qualche volta anche in alcune classi delle medie.
Non te la prendere, ho cominciato da poco. Te l’avrei detto altrimenti! E’ stancante e richiede molto impegno, sia preparare la lezione che stare in classe. Sto anche ultimando la tesi e gli esami per i 24 CFU quindi puoi immaginare…
Sinceramente però non sento la fatica. O meglio non avverto quel senso di pesantezza che prima mi assaliva dopo 8 ore a studiare statistica: la frustrazione nel non capire nulla o nel non riuscire a svolgere correttamente nessun esercizio.
Poi devi vedere i volti dei bambini. Sono così piccoli. Alcune volte sembra pendano dalle tue labbra (altre volte invece sembra che tu non esista…). Vedere come, appena entrato in classe, comincino a frugare nello zainetto, cercando quaderno e penna per prendere appunti, mi fa stringere il cuore. Quando poi mi chiedono un consiglio o mi dicono che hanno litigato con un loro compagnetto mi sciolgo come un gelato al sole. In questi casi allora mi metto e provo a sistemare la scaramuccia che il più delle volte si risolve con una stretta di mano e una merenda condivisa. I bambini potrebbero proprio far scuola in questo!
Tornando a noi, non pensavo mi facesse un tale effetto insegnare. Anche perché le sue criticità le ha. In particolare il confronto con i genitori, che molto spesso non è esattamente idilliaco.
Ma tralasciando questo aspetto. Sto scoprendo un gusto e una gioia mai provati. Mi sento pieno.
Adesso comincio a comprendere meglio come questo percorso intrapreso sia quello giusto. Ti terrò aggiornato!