Skip to main content
italian-flag french-flag english-flag

Alessandro: è qui la mia direzione

Prima di intraprendere questo percorso, guardavo i traguardi degli altri e pensavo che dovessi andare anche io in quella direzione. Così ho scelto Giurisprudenza, spinto da una grande ambizione, ma presto mi sono accorto che quell’ambizione non nasceva da me, bensì da un’idea esterna, non autentica. Davo tutti gli esami, ma sentivo che quel cammino non era mio: era il percorso di qualcun altro.

Ho capito che la mia vita doveva partire da me, da ciò che sentivo dentro, e non da ciò che facevano gli altri. Questo cambiamento è iniziato grazie al lavoro fatto con il tutor. Dopo aver rinunciato agli studi, mia sorella mi ha consigliato di contattare Sophia per il progetto Insieme per il Futuro. Così ho scritto a Sophia, e da subito la tutor, Federica, si è mostrata estremamente disponibile.

Mi ha detto una frase che non dimenticherò: “Se arrivi qui e non sai nulla di te, se ti senti in un limbo, allora sei nel posto giusto.” Quelle parole mi hanno fatto capire che ero sulla strada giusta, e sin da subito mi sono sentito al sicuro.

Con lei abbiamo iniziato a esplorare i miei interessi, anche quelli non legati direttamente al lavoro: passioni musicali, sportive, tutto ciò che riguardava il mio lato umano. Federica ha colto subito un mio tratto caratteristico: sono una persona con un’energia costante, che fa fatica a stare ferma. Lei lo ha definito “proattività” – una parola che non avevo mai usato per descrivermi. Fino ad allora pensavo fosse solo una forma di iperattività senza un senso preciso.

Non mi ero mai fermato a chiedermi: “Perché sto facendo questa cosa?” Tutto è nato dal dialogo con lei e dai piccoli esercizi che mi proponeva. Abbiamo fatto una sorta di brainstorming. È stato come ritrovarsi. Mi sono reso conto che avevo iniziato tante attività per paura di fermarmi, di guardarmi dentro.

Da una parte ho imparato che non devo dire sempre sì a tutto, dall’altra ho iniziato a dare valore alla mia capacità di mettermi in gioco. Federica mi chiedeva spesso: “Cos’è che ti è partito da dentro quando hai fatto questa scelta?” E a volte rispondevo semplicemente: “La noia.” Lei mi ha aiutato a capire che non bisogna solo cogliere le occasioni che arrivano dall’esterno, ma imparare a crearle partendo da quello che sentiamo davvero. Conoscere se stessi è il primo passo: da lì nascono le frecce che ti guidano verso le opportunità autentiche.

Abbiamo così tracciato delle linee guida. Non si trattava più di “trovare un’occupazione”, ma di un percorso profondo, personale. Ed è da lì che è emerso ciò che realmente voglio fare: lavorare nella musica.

Mi sono impegnato molto e ho capito che questa è la mia direzione. Grazie alla rete di Sophia ho conosciuto due ragazzi (ex beneficiari di Sophia) che hanno frequentato la Saint Louis e lavorano nel settore musicale. Mi hanno dato consigli, informazioni utili, ed è nato un bel confronto. Uno di loro mi ha persino proposto di affiancarlo in alcuni progetti. È stato entusiasmante, soprattutto perché ho avuto la possibilità di confrontarmi con dei giovani con esperienza nell’ambito.

Lavorare nella musica mi dà la possibilità di esprimere di più, di dare tutto me stesso.

Il percorso non è stato immediato. Ho avuto bisogno di tempo per capire se quella strada fosse davvero la mia. Federica mi ha insegnato quanto sia importante lavorare e studiare insieme. Ora non escludo, anzi, sono convinto che posso riprendere l’università e allo stesso tempo lavorare. So che posso farcela.

Avevo molta paura di fallire. Federica è stata una presenza fondamentale: mi ha detto “Vai, non ti preoccupare” – e attraverso il dialogo sono emerse anche le mie insicurezze, le mie mancanze.

In passato mi ero sentito trattato come uno strumento, un mezzo. Con lei, invece, mi sono sentito coinvolto a un livello profondo. È impossibile definire con precisione quello che provavo.

Una delle cose più belle è stata tracciare insieme una linea del mio percorso, comprese le esperienze negative. Scrivere quelle esperienze mi ha aiutato a dare loro un significato. Federica mi diceva: “Scrivi quello che stai facendo e prova a dare un perché. Prova ad associare ciò che hai fatto a cosa hai provato \ a come sei stato.”

Quando ho fatto la rinuncia agli studi mi sentivo completamente perso. Non sapevo dove sbattere la testa. Ogni cosa mi sembrava troppo “leggera”, priva di senso. Ma fin dal primo incontro con lei ho iniziato a riaprire gli occhi. Ricordo perfettamente: sono salito in macchina e, ancora prima di accenderla, ho visto un uccellino che mi fissava. È stato come un piccolo segno. Già da quel primo incontro ho capito che questa esperienza sarebbe stata positiva per me.

Ho provato una sensazione di libertà, anche se esternamente sembrava che non stessi facendo nulla. Avevo bisogno di riprendermi da quello shock, ma sapevo che quel momento di “vuoto” sarebbe stato in realtà un tempo prezioso. La tutor mi diceva che non era tempo perso: era tempo guadagnato per il futuro. Ho iniziato ad ascoltarmi, ad associare emozioni anche ai piccoli gesti, come prendere un caffè al bar.

Foto: jenniesrubyj