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Da bambino volevo costruire case. In Italia, con Sophia sono più vicino al mio sogno

Da piccolo, in Guinea, Aboubakar sognava di costruire case, di disegnarle, di diventare architetto o geometra, senza sapere bene la differenza. Un mestiere che rimette ordine, che trasforma uno spazio vuoto in qualcosa di abitabile.”

Quel sogno lo ha accompagnato anche durante i quattro anni di viaggio verso l’Europa. Fuggito dopo la morte del padre, ha attraversato il Mali, l’Algeria, la Tunisia. In quest’ultima, è rimasto giorni chiuso in una stanza sbarrata in attesa della barca. Sbarcato a Lampedusa nel 2023, aveva ventuno anni e due obiettivi: imparare l’italiano e trovare un lavoro.

“Ma appena arrivato, ho capito che quel sogno non bastava più.”

Il primo impatto con l’Italia è duro: lavora in Sicilia raccogliendo olive per tre euro all’ora. Campagne isolate, contratti inesistenti, ore di fatica e nessuna prospettiva. “Pensavo che l’Italia fosse tutta così. Che costruire case fosse un sogno da abbandonare. Sapevo lavorare come muratore, ma non capivo niente del sistema. Né della lingua, né dei documenti, né delle leggi.”

A quel punto, l’idea di trasferirsi in Germania lo sfiora seriamente. “Dicevo: qui non riuscirò mai. Non so da dove cominciare.”

Poi, l’incontro con una ragazza e un consiglio semplice: “Resta. Aspetta i documenti. Cambierà tutto.”
E in effetti qualcosa cambia davvero.

Aboubakar arriva a Sacrofano, vicino Roma. Lì entra in contatto con la Cooperativa Sophia, un’impresa sociale che offre corsi gratuiti per migranti nei settori dell’edilizia, dell’impiantistica elettrica e idraulica. Ma la vera svolta, racconta, è un’altra: la possibilità di capire come funziona davvero il mondo del lavoro in Italia.

“Con Sophia ho imparato come si legge un contratto, cosa vuol dire ‘cassa edile’, perché tanti miei amici lavorano ma in realtà sono fuori legge senza saperlo. Mi hanno insegnato anche a raccontare le mie competenze, che altrimenti non si vedono.”

Grazie a una scheda di valutazione personalizzata creata dalla cooperativa, Aboubakar ottiene un vero impiego. Oggi lavora in cantiere, è referente di una squadra quando manca il caposquadra. Si muove con sicurezza, parla con i colleghi, riconosce subito un contratto regolare da uno truffaldino. Ma soprattutto, ha riaperto quel sogno d’infanzia: diventare un giorno geometra o architetto.

“Adesso so che è difficile, ma non impossibile. Posso continuare a studiare. Posso fare pratica. Posso costruirmi una strada, perché qualcuno mi ha aiutato a capire dove mettere i piedi.”

Oggi Aboubakar ha ventidue anni, un contratto regolare, amici, e una ragazza che lo aspetta in Africa. “Le racconto cosa faccio, le mando foto. Le dico che sto imparando a progettare. Non solo edifici, ma anche il mio futuro.”